La grande armata
Frattanto maturarono i tempi ed il Re, circondato da un brillante stuolo di principi e di gentiluomini, "n’ayant plus rien a disimuler", il 28 di giugno del 1515 lasciò il castello di Amboise e si diresse verso Lione dove andava facendosi la radunata delle truppe.
I cronisti e gli storici, sia contemporanei che quelli posteriori, non si sono mai messi d’accordo sulle entità precisa delle forze dell’armata francese, che tutti sono concordi a definire la più forte e la più bella che abbia mai passato le Alpi. In verità, sotto Francesco I, l’organizzazione dei servizi pubblici era ancora in uno stato così deplorevole, che nemmeno il Re fu mai bene informato con precisione delle reali forze attive della sua armata, poiché i capitani, interessati ad ingrandire le cifre degli uomini riuniti sotto le bandiere, ingannavano i commissari ed i generali.
Il condottiero Pietro di Navarra, il quale era stato fatto prigioniero nella battaglia di Ravenna del 1512, venne ricuperato dal Re e si incaricò di arruolare 8.000 Guasconi; il Maresciallo Trivulzio (1), che incontrò a Lione l’ambasciatore di Venezia Giustiniani in viaggio per recarsi a Londra, gli disse che vi erano 8.000 Lanzichenecchi in Gheldria pronti a partire. I tedeschi si dimostravano insaziabili: prima di muoversi vollero l’anticipo di tre paghe; quelli poi della celebre Banda Nera ritardarono oltre il prevedibile il loro trasferimento, e giunsero a Lione il 19 agosto, quando il grosso dell’armata aveva già passate le Alpi: si erano fermati a Reims ed avevano preteso quattro scudi a mezzo per uomo in luogo di uno, come era stato convenuto.
Nel complesso la fanteria raggiunse i 30.000 uomini, gli uomini d’arme erano 3.000 con 10.000 cavalli ed i pezzi di artiglieria 72.
Scrive poi il Giovio che "seguitò anche il Re che veniva alla guerra una grossa banda di fanti venturieri, desiderosi di rubbare sotto certe insegne e Capitani, e con esso loro d’intorno a tremila contadini guastatori, pagati per nettare e spazzar le strade. Oltre a ciò seguitava il campo un gran numero di mercatanti, di vivandieri e di hosti, i quali per pubblico e privato consiglio menavano una gran quantità di bestiame, divettovaglie e di cose da vendere".
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