Poichè la tattica instaurata dagli Svizzeri risultava vincente,
i Governanti degli Stati Europei si trovarono nella necessità di
assoldare come mercenari o gli Svizzeri o truppe che li avevano copiati
con successo.
Le formazioni svizzere, di solito quadrate e composte da tremila fino
a diecimila uomini, erano destinate, a causa della struttura e della necessità
di manovra, al combattimento in campo aperto e cioè in un luogo
che consentisse loro di dispiegarsi e di muoversi. Esse agivano con grande
efficacia sia all'offensiva per travolgere avanzando ogni resistenza,
sia sulla difensiva per fermare e spezzare l'impeto di una carica di cavalleria,
o l'assalto di altre fanterie. L'abitudine a combattere in formazione
comportava un lungo addestramento che consentiva non soltanto la manovra
e il combattimento in schieramento chiuso, ma anche la capacità
di assumere quest'ultimo in brevissimo tempo nell'imminenza o sotto la
minaccia di attacchi improvvisi. I mercenari svizzeri erano dunque in
possesso non soltanto di una ottima tattica di combattimento, ma anche
di un'eccezionale disciplina che favoriva il loro spirito di corpo e assicurava
un buon comportamento sul campo di battaglia anche senza eccezionali comandanti.
Il periodo delle guerre d'Italia, 1494-1530, ha visto il continuo affermarsi
delle fanterie di linea (o pesanti), addestrate "alla svizzera".
Imitatori degli Svizzeri e quindi addestrati "alla svizzera"
furono i fanti tedeschi tra i quali i famosi Lanzichenecchi e i fanti
spagnoli. I Lanzi tedeschi, Landsknechte (Lanzichenecchi), originari delle
Fiandre austriache, terre ereditarie degli Asburgo, copiarono gli Svizzeri
ed assunsero fisionomia propria apartire dagli anni 80 del '400 come truppe
predilette dagli Asburgo, ma anche come mercenari al servizio di vari
Stati. Abilissimi nel maneggio delle picche e nel combattimento in formazione,
consideravano gli Svizzeri nello stesso tempo maestri da ammirare e concorrenti
da odiare. Si mantenne cos' sempre vivo tra loro un forte antagonismo
anche perchè sul mercato del mercenarismo gli Svizzeri erano preferiti
ai Lanzichenecchi, erano pagati meglio e pretendevano privilegi nella
spartizione del bottino che i Lanzi non ottenevano.
I rapporti tra Lanzichenecchi e Confederati Svizzeri erano decisamente
peggiorati dal 1499 in seguito agli eventi della guerra di Svevia quando
Massimiliano d'Asburgo come Imperatore del Sacro Romano Impero aveva assoldato
i Lanzichenecchi per attaccare la Confederazione. La guerra fu un vero
fiasco per l'Imperatore poichè gli Svizzeri prevalsero in ogni
combattimento ed egli non riuscì a piegarli ai suoi piani, anzi
suscitò un odio implacabile tra i due schieramenti al punto che
in battaglia non venivano più fatti prigionieri.
Gli Spagnoli inizieranno a specializzarsi nell'uso delle picche soltanto
nei primi anni del '500, ma assumeranno decisiva importanza soltanto verso
la metà del secolo costituendo i famosi "tercios" dove
però le picche e archibugi avranno pari importanza. Già
nel 1503 Consalvo di Cordova, il Grande Capitano comandante dell'esercito
spagnolo in Italia, aveva capito l'importanza assunta dalle formazioni
di picchieri nelle battaglie in campo aperto e, chiusosi in Barletta,
non attaccò i Francesi fino a quando non ricevette l'aiuto di un
corpo di Lanzichenecchi perchè i suoi fanti non erano ancora bene
addestrati al maneggio delle picche. Con i Lanzi uscì contro i
Francesi e li battè nella battaglia di Cerignola, guadagnando alla
Spagna il dominio del Regno di Napoli per 350 anni.
La prima grande prova che rivelerà la bravura delle fanterie spagnole
nel combattimento in formazione, sarà la battaglia di Ravenna del
1512.
Nè gli Italiani nè i Francesi erano riusciti invece a costituire
corpi di fanteria addestrati "alla svizzera", però mentre
i Francesi ricorsero all'arruolamento di Svizzeri o Lanzichenecchi, gli
Italiani contarono solo sull'elemento indigeno non addestrato o scarsamente
addestrato "alla svizzera" e, trovandosi a combattere in campo
aperto, dovettero sempre soccombere. Lo dimostrarono le sconfitte subite
dalle cerne veneto-lombarde ad Agnadello (1509) e alla Motta (1513) e
dalle fanterie toscane dell'ordinanza a Prato (1512) con buona pace del
Machiavelli che le aveva patrocinate.
Dopo queste esperienze negative sarà cura delle fanterie italiane
evitare ogni scontro in campo aperto. Il Guicciardini espose chiaramente
quali erano i limiti di impiego per le fanterie italiane: "...perchè
gli Italiani non combattevano in squadrone fermo e ordinato, ma sparsi
per la campagna, ritirandosi il più delle volte ai vantaggi degli
argini e de' fossi". Invece dell'ordine chiuso, l'ordine sparso e
quindi scaramucce, assalti improvvisi e rapide ritirate: azioni di guerriglia,
dunque, ma non battaglie.
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materiale
inviatoci
gentilmente dal Sig. Carlo Tunisi
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