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Le
vicende edilizie
1.2 Il Palazzo
Rocca Brivio, nonostante i non pochi e i non piccoli interventi
successivi, si presenta ancora nella sua struttura secentesca
(16),
con tutte le facciate in mattoni a vista (solo quella nord è
intonacata). I due corpi principali sono, come s'è detto
sopra, disposti a L. Sull'angolo esterno della L sporge l'oratorio,
quadrangolare, con pianta a croce greca (foto
5). Un sapiente gioco di sporgenze e di rientrature
dei laterizi movimenta le facciate con vari elementi decorativi,
quelle dell'oratorio più riccamente delle altre. Caratteristiche
le robuste lesene bugnate angolari, fortemente arrotondate, e
la cornice marcapiano che corre lungo tutte le facciate e i quattro
lati dell'oratorio. Da notare anche, nelle finestre dell'oratorio
all'altezza del piano nobile (in parte accecate), il timpano triangolare
e il balconcino intonacato chiaro, mentre le finestre corrispondenti
delle altre facciate sono coronate da una semplice cornice orizzontale.
L'ala ovest della Rocca, cioè quella che si presenta al
visitatore come il corpo principale, su cui si apre il portale
d'ingresso (foto
6), non era in origine come appare oggi: anzi, è
forse la parte del palazzo che ha conosciuto nel tempo gli interventi
più radicali. Una "cucitura" evidentissima, infatti,
quasi a filo del balcone e della quarta lesena del portale percorre
perpendicolarmente tuta la facciata. Da cui si deduce che l'ala
ovest in origine doveva essere più corta. A misurarla dalla
corte interna, lo era di due arcate del portico. In effetti, almeno
due pilastri, gli ultimi a sud, non sono secenteschi. E non sono
neanche coevi. Dalla misurazione dei mattoni si può dedurre
che il penultimo è ottocentesco, l'ultimo (foto
7 - 8)
novecentesco (17).
Sulla facciata di quest'ala, sotto il lungo balcone sorretto da
mensoloni di pietra molto aggettanti e con la ringhiera in ferro
battuto, s'apre il portale d'ingresso, che ha ai alti due coppie
di paraste bugnate e nello spazio fra ogni coppia una nicchia
con una statua in cotto (foto
9). In cotto è anche la testa di leone sulla
chiave dell'arco. Oltre la splendida cancellata in ferro battuto
del portale (foto
10 - 11),
si apre un ampio androne dalla volta a crociera che si allarga
ai lati in due absidi e dà sul portico interno e sulla
corte (foto
12 - 13).
Ai piani superiori si sale per una scala nobile (foto
14), restaurata agli inizi del secolo, e per due scale
di servizio. E subito s'impone una domanda: è possibile
che un palazzo di tali qualità e dimensioni non avesse
uno scalone? In effetti, Giacomo Bascapè parla genericamente
di "corte porticata, scalone, ampie sale" (18).
Ma Santino Langè categoricamente precisa: "Non vi
sono scaloni monumentali, né vi furono in passato"
(19).
E per la verità di scalone non si parla in nessuno dei
vari testamenti dei proprietari della Rocca.
Tuttavia è interessante leggere le due note spese degli
artigiani che fecero riparazioni alla Rocca dopo il saccheggio
e la ritirata delle truppe austriache da Milano nel 1848 (20).
In una si parla di una "portina al primo piano dello scalone
che mette alla passadora" (21);
nella seconda si dichiara "giustata l'anta di una portina
sul ripiano della scala" (22).
Nel 1848 c'erano a Rocca Brivio uno scalone e una scala? E perché,
allora, nella descrizione delle proprietà di Giacomo Brivio,
compilata subito dopo la sua morte, nel 1901, al capitolo Rocca
si elencano i locali che la compongono, ma non lo scalone? Forse
per l'ignoto artigiano lo scalone era semplicemente l'attuale
scala nobile? Se così fosse se ne dovrebbe concludere:
1) la "passadora", cioè la stanza di passaggio
su cui dà la portina riparata, è probabilmente la
Galleria (un'ampia sala a quattro finestre sulla corte interna
che collega le due ali del palazzao), ma la scala nobile non dà
sulla Galleria; 2) se lo scalone della prima nota spese è
la scala nobile, la scala della seconda nota spese dovrebbe essere
quella di servizio, ma non si sa nulla della o delle scale di
servizio a Rocca Brivio: le due attuali sono state certamente
costruite ai primi di questo secolo.
Non ci sono dunque elementi sufficienti per arrivare a una conclusione
definitiva. Forse, non è illegittimo ipotizzare che Rocca
Brivio sia un'opera incompiuta. Troppe ville lombarde di quel
tempo mostrano scaloni di grande eleganza. Ma, oltre che chiedersi
perché la Rocca ne sia priva, c'è anche da immaginare
dove il mai realizzato scalone avrebbe potuto trovar luogo. Intuitivamente
vien da pensare a una delle due absidi dell'ingresso oppure alla
stanza contigua alla tribuna dell'oratorio. Ma a questo punto
è consigliabile fermarsi.
Sulla corte interna l'ala ovest s'affaccia con le sue sette arcate
a tutto sesto di un elegante porticato, con pilastri arricchiti
per tutta l'altezza di lesene bugnate e con volte a crociera (foto
15 - 16).
L'ala nord, attraverso un corpo di fabbrica a tre arcate cieche
la cui gronda è allineata al marcapiano, si congiunge con
un'esedra che ha al centro una loggia (foto
17 - 18
- 19
-20
- 21),
oltre la quale da un'ampia terrazza si vede la campagna verso
il Lambro (foto
22 - 23),
e a sud la scuderia (foto
24) che ha conservato praticamente intatta la struttura
originaria: volte a crociera, sorrette da quattro colonne lisce
in granito rosa di Baveno, disposte simmetricamente nel centro.
Sempre a sud la corte interna si apre su quello che un tempo era
il giardino, a un livello più basso di quello del palazzo
e cintato da mura in parte ancora esistenti (foto
25 - 26
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- 32
- 33).
(da Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura, Dipartimento
di conservazione delle risorse architettoniche e ambientali. Anno
accademico 1990/91 - "Rocca Brivio: ricerca storica, rilievo,
manutenzione", tesi di laurea. Relatore: Prof. Arch. Alberto
Grimoldi. Correlatrice: Arch. Carolina Di Biase. Laureande: Silvia
Baldini, Diana Masarin)
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