
Sac. Enrico
Villa
San Matroniano
nella leggenda
e nella storia
Documenti e note critiche
Milano
Basilica dei SS. Apostoli
e Nazaro Maggiore
1942-XX
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Gli
affresci Perantiquis descritti dal Puricelli.
La "Dissertatio Nazariana", opera stesa dal Puricelli ed edita
nell'anno 1656, offre un contributo notevole descrivendo gli affreschi
della cappella.
"Nella stessa chiesa dei ss. Apostoli e s. Nazaro nel lato della
Cappella Maggiore a destra di chi entra vi è la Cappella sulla
parete della quale si può ammirare in più che antichi dipinti
la vita di Matroniano, come anche vi riposa il Corpo nell'altare.
Due sono i gruppi di queste pitture; il superiore dei quali ha sette quadri
dipinti sulla parete con brevi iscrizioni rispettive, l'inferiore ne ha
in vista solo sei, perchè sono tre per parte divisi da una tavola
di legno finemente dipinta, staccata dalla parete e collocata nel mezzo
dell'altare. Alcune poi di queste brevi iscrizioni - e precisamente la
seconda, la terza e la quarta scomparvero per vecchiaia o per altro accidente
- ma si può tuttavia indovinare quali fossero dalle stesse pitture.
Inoltre le stesse tavole e le relative iscrizioni nell'anno del Signore
1619 furono ripetute sul coro di Sant'Ambrogio ad Nemus e anche oggi vi
si distinguono ottimamente".
Dunque si tratta di affreschi distribuiti in quadri; sette nell'ordine
superiore e sei nell'ordine inferiore, questi ultimi divisi, tre per parte,
da una tavole di legno, collocata nel mezzo dell'altare. La tavola - l'Icona
- che dal Puricelli è giudicata finemente lavorata, dovette nascondere
il settimo quadro dell'ordine inferiore in simmetria coi sette dell'ordine
superiore.
Il grazioso affresco colla preziosa Madonnina, l'ingenuo Gesù Bambino
ed il santo Eremita estatico, sito sulla parete di sinistra per chi entra
nella Basilica dalla Trivulzia a fianco della statua di san Pietro è
il quadro mancante dell'ordine inferiore di sei quadri a compiere l'eguale
con l'ordine superiore di sette quadri e doveva costituire il centro di
tutto il ciclo. La conferma sicura, oltre all'iscrizione postavi sopra
che ancora oggi si legge. È data da parecchi documenti, concordi
nel dirci che l'affesco vi fu trasportato dalla cappella di san Matroniano,
ove costituiva l'Icona.
Carlo Torre, canonico della Basilica degli Apostoli, in "Ritratto
di Milano" edito l'anno 1714, a mezzo secolo del trasporto, scrisse:
"La Cappelletta sita sotto l'Organo (che allora era sopra l'attuale
Cappella di san Pietro) entro ferrati Cancelli, in cui vedesi dipinta
la Vergine con l'Eremita san Matroniano fu eretta l'anno 1653, tal pittura
trovossi sotto l'altare della Cappella Vecchia di san Matroniano nella
parete incognita ad ogni sguardo, a trasportarla quivi tagliossi la muraglia
e inestossi in questo sito nel modo che voi vedetela, tiensi da' Cittadini
nostri in grande venerazione".
Non dubito che questa Madonnina affrescata su muro in curva va annoverata
al ciclo descritto dal Puricelli; guardandola attentamente si riscontra
finezza e sentita ingenuità, caratteristiche delle pitture del
sec. XIV, il "perantiquis" espresso nel 1656 è la riprova.
Il Puricelli poi dà anche le iscrizioni poste quali didascalia
ad ogni quadro: "La prima iscrizione dipinta sopra il primo quadro
- e lo stesso avviene anche per le altre - suona così: QUESTA E'
LA NASCITA DI MATRONIANO.
La II: DAI GENITORI E' CONSACRATO A DIO.
La III: SEMINA LA PAROLA DI DIO ISPIRATO DALLO SPIRITO SANTO.
Il Santo è già in piena maturità, indossa abito religioso
di colore ferrigno (tanè) e dal pulpito parla a due re, a un Cardinale,
a un Vescovo ed a molti altri; in questo quadro tiene sulla spalla sinistra
una colomba che gli parla all'orecchio.
La IV: CON LA GUIDA DI UN ANGELO AFFRONTA LA SOLITUDINE.
La V: DALLO STESSO ANGELO E' NUTRITO CON PANE CELESTE.
Ma il dipinto rappresenta Dio che dall'alto benedice Matroniano e poco
più in basso l'Angelo tiene in bianco lino i suoi candidissimi
pani degni di tale donatore e li porge a lui (Matroniano).
La VI: RICEVE IL ACRAMENTO DEL SIGNORE SEMPRE DALLO STESSO ANGELO.
Anche qui è dipinto il Signore che benedice dal più alto
dei celi: nel centro poi l'Angelo con la destra offre a Matroniano l'ostia,
con la sinistra il calice, due angeli stanno uno per parte con torcie
accese per venerare osì grande Sacramento.
La VII: COLPITO DA MORTE PREMATURE E' SEPOLTO DAGLI ANGELI.
Qui invece un Angelo in alto presenta a Dio rimuneratore l'anima di Matroniano,
un altro alla testa del defunto, altri due ai fianchi e altrettanti ai
piedi sostengono in alto la salma quasi per portarla alla fossa, e ai
lati di questa fossa stanno due cani quasi per scavarla coi piedi anteriori.
Lo stesso Matroniano invece con la mano destra tiene un fascicolo di carta
stretta al petto e che porta esteriormente questa scritta: "Sua vita".
Perciò è facile intendersi che tale vita di lui non sia
stata scritta da altri che dagli Angeli.
La VIII: GUGLIEMO BOCCARDO E' BENEDETTO DA SANT'AMBROGIO.
La IX: LO STESSO SI MERAVIGLIA ASSAI PER IL LATRARE DEI CANI.
La X: NEL 364 E' RITROVATO IL CORPO DI MATRONIANO.
E anche questo (il corpo) ha il fascicolo sovrapposto al petto e con la
scritta "Vita di San Matroniano" e fu poscia trasportato e sepolto
nel tumolo con lo stesso fascicolo.
La XI: E' POSTO SOPRA IL FERETRO.
La XII: E' TRASPORTATO DA SANT'AMBROGIO E DAL CLERO.
Qui si vedono molti Cardinali della Chiesa Ambrosiana vestiti con gli
abiti proprii di colore purpureo.
La XIII: DALLO STESSO - SANT'AMBROGIO - E' SEPOLTO IN SAN NAZARO".
Come ognuno vede queste didascalie rispecchiano la legenda, ma a base
della legenda sta quanto la tradizione trasmise di generazione in generazione.
Pertanto dai documenti sin'ora esposti, dalle didascalie, dall'attenta
e minuta descrizione dei tredici quadri stesa dal Puricelli si può
dedurre a grandi tratti la vita del santo Eremita.
Sin dalla sua giovinezza, Matroniano si fa araldo della parola di Dio
diffondendo il Vangelo; mosso dallo Spirito Santo si porta in un eremo
nei dintorni di Milano per condurvi una vita di completa abnegazione e
di preghiera.
La regola e l'obbedienza l'attingerà da quel monastero sorto sin
dal IV sec. In Milano, ov'erano quei buoni fratelli che sant'Agostino,
come si è visto, ricorda con ammirazione.
La fama di bontà del giovane eremita fa sì che al suo eremo
corrano, non solo il popolo sempre disposto a chiedere aiuti e benedizioni
per le non poche afflizioni che sempre lo accompagnano, ma anche principi
e re, sacerdoti e vescovi.
Infatti nel terzo quadro l'anonimo pittore dipinse il santo in atto di
parlare a re ed a ecclesiastici e vi pose sulla spalla sinistra una colomba,
che sussurra al suo orecchio.
La vita che un anacoreta conduce nel proprio eremo rimane ignota, lo sguardo
degli uomini non vi penetra, lo possono però gli Angeli, ed ecco
allora la leggenda che gli Angeli gli recheranno il cibo materiale ed
il cibo soprannaturale: il pane e l'Eucarestia.
Gli Angeli stessi penseranno ad assisterlo nel momento della morte ed
a seppellirlo.
In un periodo di disorientamento creatosi in Italia per l'invasione di
barbari pagani ed eretici dopo lo sfacelo del corrotto impero romano,
l'influsso di bene irradiato da un uomo santo, doveva essere immenso;
infatti i monaci dei secoli V, VI, VII, VIII influirono non poco sulla
vita politica, civile e religiosa dei loro contemporanei.
Tra questi monaci va pure collocato il giovane Matroniano. Più
volte ho ripetuto la qualifica di "giovane" il perchè
lo spiega la VII didascalia: "Morte praeventus ab angel sepelitur"
(colpito da premature morte), quindi non ebbe vita luna.
Il feretro di un santo, anche se eremita, non può rimanere negletto,
diverrà tosto oggetto di venerazione da parte del popolo e allorquando
nella Chiesa si introdurrà il culto liturgico anche ai confessori,
il nome di Matroniano verrà inserito nel catalogo dei Santi canonicamente
riconosciuti. Ambrogio che compì la traslazione delle Reliquie
degli Apostoli e di san Nazaro martire, diverrà col giovane Guglielomo
de' Boccardi il principale protagonista del ritrovamento, le campane della
vicina città suoneranno a distesa non mosse da alcuno ed il corpo
di Matroniano troverà sepoltura in una delle basiliche più
vetuste della Chiesa milanese: la Basilica degli Apostoli.
Il pio Romeo (autore dell'Itinerario, sec. VIII) che accompagnò
l'arcivescovo Arnone di Salisburgo a Roma, di passaggio a Milano si porta
a visitare i Corpi Santi nelle varie basiliche e non dimentica di venerare
anche san Matroniano.
Ogni anno ai 14 del mese di dicembre, come riferisce il Beroldo più
volte citato, il Capitolo Metropolitano compirà la stazione all'altare
di san Matroniano in san Nazaro e si distribuiranno danari e doni ai vecchioni
ed ai fanciulli della scuola di canto.
I testi delle "Litanie Triduane" proprie della Basilica degli
Apostoli conservati in codici del sec. XI, hanno l'invocazione a san Matroniano;
il culto al Santo non si limita alla sola Basilica va diffondendosi, pur
rimanendo in una cerchia molto riservata.
Il Capitolo di san Nazaro possedeva dei fondi a Sesto Ulteriano, quivi
erigerà una chiesetta, recentemente restaurata, ed in questo laborioso
borgo ancora oggi san Matroniano è onorato ogni anno con solenni
cerimonie.
I monaci del cenobio di sant'Ambrogio ad Nemus vedono in Matroniano un
loro protettore e nel 1619 faranno dipingere, lungo le pareti del profondo
coso, la vita dell'Eremita copiando pedissequamente le didascalie ed i
quadri esistenti, nella cappella in san Nazaro, fatto che indusse parecchi
a credere che Matroniano condusse parte della sua vita terrena in questo
cenobio.
Non esistono argomenti che lo inducono; solo la pietà dei monaci
volle che il coro così affrescato ricordasse loro la vita austera
e santa di un cenobita, che allora godeva venerazione popolarissima.
Né si può per altro escludere che l'eremita Matroniano abbia
avuto dei contatti col cenobio di sant'Ambrogio ad Nemus, anzi vi può
aver attinto la regola monastica da condurre nell'eremo.
Queste pitture del 1619, oggigiorno un poco trascurate, artisticamente
non hanno un rilevante valore, confrontandole colla Madonnina rimastaci
balza istantanea la loro inferiorità.
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