
Sac. Enrico
Villa
San Matroniano
nella leggenda
e nella storia
Documenti e note critiche
Milano
Basilica dei SS. Apostoli
e Nazaro Maggiore
1942-XX
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La
cappella di san Lino
Nella "Chronica Archiepiscopi Mediolanensis" scritta nel 1318,
si legge dell'Arciv. Arderico - eletto nel 936 - che fece costruire la
cappella di san Lino nella chiesa di san Nazaro, nella quale cappella
fu sepolto.
"Costui fece costruire la Cappella di S.Andrea Apostolo presso il
muro rotto e la cappella di S.Lino nella chiesa di san Nazaro nella quale
fu sepolto".
Il parrocchiano più assiduo della Basilica non saprebbe indicarci
dove sia o fosse stata.
Arderico deve averla costruita dietro la cappella di san Matroniano a
fianco dell'Altare Maggiore.
Nella Visita del 25 luglio 1567 si indica come dall'Altare Maggiore attraverso
ad una porta si passava: "In una certa cappella molto oscura, così
da sembrare più un passaggio che una cappella. In questa cappella
vi è un altarino sotto l'invocazione di San Lino".
Una porta, continua la descrizione, metteva in comunicazione la cappella
con un porticato della canonica. Non basta l'averla umiliata sì
da paragonarla ad un passaggio, la parte superiore servì per collocarvi
i mantici dell'organo posto nell'ampia parete del lato dell'Epistola dell'Altare
maggiore.
Il canonico Carlo Torre, in Ritratto di Milano nel tentativo di dimostrare
che la Basilica nello stato che egli la contemplava, siamo nel 1714, non
apparteneva alla costruzione voluta da Ambrogio ma: "essere stata
eretta ne' tempi delle perdute buone Arte", cioè nel periodo
romanico, ricorre alla cappella di san Lino eretta nel 940, architettonicamente
simile per il gioco della volta, delle sagome e decorazioni alla Basilica,
per dimostrare che la Basilica, come egli la contemplava, non poteva essere
del periodo di sant'Ambrogio.
"E se ne volete una veridica prova considerate entro del Verone,
che apre il passo dal Coro alla Calonica (canonica) la piccola Cappella
del manco lato situata, che fu da Orderico Cotta Arciv. Nostro fatta edificare
l'anno 940, ad onore di San Lino Papa, ch'ella trovasi sulla stessa architettura
della Chiesa con rozzi scarpellati marmi a figure; conchiudere adunque,
non poter essere quella stessa che fece Sant'Ambrogio edificare".
Ma a noi non resta che rimpiangere i rozzi scarpelati marmi a figure.
Una ordinanza di san Carlo, l'VIII, emessa il 1569, dà il colpo
di grazia: "Si levi l'altare di San Lino, il titolo del quale con
suoi emolumenti e obblighi sin adesso, se trasferiscano ex nunc alla suddetta
Cappella Maggiore. La cappella di detto altare se imbianchi e resti solo
per transito".
L'aver ridotto a passaggio la cappella di san Lino, rese inutile la porticina
a fianco della cappella di san Matroniano, e permise che una più
ampia costruzione della cappella di san Matroniano fosse realizzata.
L'architetto, che sappiamo fu Carlo Buzzi, non procedette a casaccio,
prese a modello la cappella del Corpus Domini sita nella parte destra
della navata di ponente per chi dal centro guardi l'altare di sant'Ulderico.
Il disegno attribuito al Pellegrini riproduce con chiarezza la planimetria
della cappella del Corpus Domini.
L'architetto della nuova cappella di san Matroniano lo si può accusare
di plagio, spiegabile; ripetè la cappella del Corpus Domini colla
sola variante d'occupare tutto lo spazio tra i due pilastri.
La simmetria perfetta sarà ottenuta col rifacimento dell'architetto
Pestagalli negli anni 1828-1830; la cappella del Corpus Domini a sua volta
sarà restaurata ed ampliata ad imitazione della cappella di san
Matroniano; scambio di paternità.
Per procedere alla nuova costruzione, si rese necessario l'abbattimento
della vecchia cappella ad emiciclo che implicò la distruzione delle
preziose pitture descritte dal Puricelli; la centrale, come ho già
illustrato, venne salvata ed è la Madonnina sita sulla parete di
sinistra della navata di entrata.
Prezioso ricordo di ben più preziosi affreschi, che ne testimonia
l'epoca.
Con le pitture si distrussero il muro perimetrale, la calotta e l'altare
consacrato. In questa demolizione il Corpo del santo Eremita subì
un traslocco. La nuova cappella ebbe uno sviluppo a pianta rettangolare;
rettangolo formato da un quadrato e da due rettangoli laterali. Sul quadrato
si impostò snella la cupola ottagona con tamburo e lanternino,
sostenuta dalla parete di fondo e da due colonne di granito e sui due
rettangoli le volte a botte quale contrafforto alla cupola.
Sotto la cupola a ridosso della parete di fondo si costruì il nuovo
altare e sotto la mensa venne collocato il Corpo di san Matroniano.
Stando nel cortile della canonica e per chi transita lungo il viale alberato
congiungente Largo Richini con la via F.Sforza, l'esterno della cappella
con la cupola ottagona è facilmente visibile, perchè domina
sui basi tetti di casupole e catapecchie che le fanno corona.
Se si costruì una cappella ed un altare nuovo ad onore del santo
Eremita, lo fu per una maggior glorificazione e venerazione del prodigioso
Santo, anche se il lascito Spinola ne fu la causa. Infatti il "Martyrologium
Mediolanensis Ecclesiae", utile catalogo compilato da Paolo Pietro
Bosca, ed edito il 1695 così si esprime: "Negli anni precedenti,
reggendo la Chiesa Milanese l'Eminentissimo Card. Alfonso Litta fu restaurata
con costosi lavori la Cappella di San Matroniano e nell'Altare della stessa
Cappella - in eiusdem Sacelli - con magnifica parata del tempio e con
la venerazione di tutto il popolo milanese fu riposto il Corpo di San
Matroniano".
Alfonso Litta fu Arcivescovo di Milano dal 1652 al 1679, il restauro della
nostra cappella costituì adunque la primizia del suo governo spirituale;
il Corpo di san Matroniano da lui riposto nell'altare nuovo non verrà
più toccato, e qui si lo si deve ritrovare.
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