
Sac. Enrico
Villa
San Matroniano
nella leggenda
e nella storia
Documenti e note critiche
Milano
Basilica dei SS. Apostoli
e Nazaro Maggiore
1942-XX
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La
continuità della venerazione a san Matroniano
Sfogliando le cartelle dell'Archivio Parrocchiale e della Veneranda Fabbriceria
si notano numerose le donazioni, le offerte, la costituzione di legati
per la celebrazione di sante Messe all'altare di san Matroniano e la manutenzione
dello stesso. Nel 1730 sussistevano ben dieci legati per Messe quotidiane
al suddetto Altare. Dimostrazione chiara che la venerazione al santo eremita
era sentita.
Desiderosi di non offendere o travisare la verità storica, dobbiamo
porci una domanda: perdura ancora sì singolare venerazione?
La risposta è negativa in parte.
I parrocchiani conoscono che vi è l'altare di san Matroniano, ma
la venerazione è quasi sparita, la colpa però non è
dei parrocchiani.
Lo spiegano tre fatti.
Il primo, il determinante: se si dovesse con una specie di censimento
compilare una statistica per sapere quante sono le famiglie che da più
di 50 anni si trovano nella parrocchia dei ss. Apostoli e s.Nazaro, non
superano il centinaio su le 1700 famiglie costituenti la parrocchia. Il
fenomeno dell'urbanesimo ebbe la sua parte; le famiglie native cercarono
abitazioni con comodità moderne non potendo crearle in vecchie
costruzioni, mentre le vecchie abitazioni vennero occupate da famiglie
di tutte le parlate italiane. Parte delle vecchie costruzioni vennero
demolite o stanno per esserlo, nuova emigrazione di gruppi di famiglie,
mentre le nuove costruzioni per lo più raccolgono studi, uffici,
magazzini; fenomeno del centro, come si usa dire.
Emigrazione ed immigrazione a rotazione continua nel giro di pochi anni
concorrono a distruggere anche le più radicate e nobili tradizioni.
Secondo fatto, non disprezzabile, colla distruzione della cappella ad
emiciclo di san Matroniano, che determinò la scomparsa dei preziosi
affreschi, e la ricostruzione della nuova nel 1653 dove ogni pittura illustrativa
fu bandita, fuorchè alcune tavole retoriche e la pala centrale
con la figura di Matroniano posta in secondo odine e confusa coi santi
Nazaro, Celso e Rocco, diminuì man mano la conoscenza della vita
del santo Eremita.
L'ultimo fatto: il ritocco dato dal Pestagalli tolse, come si disse, ogni
caratteristica alla cappella, l'accumunò alla Basilica riducendola
in sostanza ad un passaggio, l'identica fine della cappella di san Lino,
che nel Pestagalli trovò il demolitore della propria volta cogli
annessi piedritti, per sostituirvi soffitto civile.
La cappella di san Lino e la cappella di san Matroniano possono rinascere,
adornarsi di nuovo splendore artistico e ricantare nuovamente le glorie
dell'Anacoreta, e del successore immediato di Pietro che battezzò
Nazaro.
Per la cappella di san Lino pur restando alcuni muri perimetrali si era
perso il ricordo dello sviluppo verticale; si sapeva che aveva piedritti,
lesene con rozzi marmi scalpellati a figure, che era ricoperta con volta
ma poi nient'altro.
E' lecito, scrutando il rilievo planimetrico della Basilica, pregustare
la cappella di san Lino a forma di piccola basilica, basilicula quindi
e non cappella, a pianta quadrata, con gli assi paralleli agli assi della
Basilica, con absidiola dal piccolo diametro, ricoperta di volta, accovacciata
ai fianchi della basilica, come la basilicula di san Vittore in Cielo
Aureo, sepolcro del martire Vittore e di Satiro accanto alla basilica
di Ambrogio, e le altre basiliche sepolcrali di san Vitale, di santa Valeria,
dei santi Naborre e Felice site nel cimitero "ad Martires".
L'arcivescovo Arderico imitò bene, volendo per sé la propria
basilicula sepolcrale ed anche onorò san Nazaro dedicandola a san
Lino maestro di Nazaro.
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