
Sac. Enrico
Villa
San Matroniano
nella leggenda
e nella storia
Documenti e note critiche
Milano
Basilica dei SS. Apostoli
e Nazaro Maggiore
1942-XX
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APPENDICI
V - Impensate chiarificazioni
Il verbale della ricognizione ed indagine medico legale sulle venerate
ossa di san Matroniano steso dal dott. Prof. Giovanni Judica ha offerto
impensati chiarimenti sull'età del Santo Eremita e sulla sua prima
sepoltura.
Precisamente:
1) Che il Santo sia deceduto quando trovavasi nell'età media della
vita (30-40 anni?;
2) Che le Reliquie rinvenute deporrebbero verosimilmente per resti di
un cadavere inumati da parecchi secoli:
3) Ed ancora che questi resti prima di essere posti nell'urna, abbiano
soggiornato per molto tempo in ambiente umido, anche se difesi da opportune
misure per l'isolamento
Orbene questi tre dati stanno a dimostrare ed a confermare la fondatezza
di alcuni punti della tradizione, che evidentemente si mantennero costanti
nonostante che poesia e leggenda abbiano fortemente colorito la vita di
san Matroniano, così da costituire dei capisaldi dai quali non
si potrà prescindere nello studio della Vita di codesto Santo.
Infatti la VII didascalia riferitaci dal Puricelli in "Dissertatio
Nazariana" cap. XXXVIII, nella nota descrizione dei tredici affreschi,
dice: "Morte praeventus, ab Angelis sepelitur" (prevenuto da
immatura morte, viene sepolto dagli Angeli).
Perché mai il pittore o chi dettò le didascalie, aggiunse
alla notizia della morte quel "praeventus", quando i testi della
leggenda non vi accennano? Ora l'indagine medico legale conferma in pieno
questo particolare della immatura morte avvenuta forse più vicina
ai 30 che ai 40 anni, come lo stesso professore si espresse verbalmente.
Per il secondo caposaldo il verbale medico dice: "La friabilità
straordinaria, la porosità ed il colorito dei resti assai deporrebbero
verosimilmente per i resti di un cadavere inumato da parecchi secoli.
Come è facile intuire non è possibile fare una valutazione
precisa circa il tempo a cui risale l'inumazione stessa essendo tali e
tante le influenze d'ordine fisico-chimico che possono modificare il processo
di riduzione organica, (natura del suolo, umidità, temperatura)
che una risposta in merito non avrebbe che una lontana probabilità
di esattezza".
Il prof. Judica ammette dunque che si tratta di resti inumati da parecchi
secoli, ed unicamente per i motivi su esposti, non osa precisare un'epoca.
Tutto però convalida la notizia data dall'Itinerario steso alla
fine del sec. VIII, che il Santo era sepolto nella Basilica degli Apostoli.
Il terzo caposaldo sta nella constatazione che i resti ossei pervenuti
a noi, tutti appartenenti alla specie umana, ad un individuo di sesso
maschile ed allo stesso individuo hanno, prima di essere posti nell'urna
soggiornato per molto tempo in un ambiente umido, anche se difesi da opportune
misure per l'isolamento.
La tradizione colorita dalla leggenda affermante la sepoltura di Matroniano
nella boscaglia accanto all'eremo non si smentisce, poiché un simile
deterioramento il cadavere del Santo non potè subirlo nell'ambiente
della Basilica degli Apostoli. Nel sec. V in questa Basilica trovarono
sepoltura quattro santi vescovi milanesi Venerio, Glicerio, Marolo e Lazzaro,
e prima di questi nel IV sec. Sant'Ambrogio vi depose il corpo di san
Nazaro. Orbene le Reliquie e dei quattro Vescovi e di san Nazaro si presentano
ancora oggi, senza dubbio, in migliore stato di conservazione. Se Matroniano
fosse stato sepolto alla sua morte nella Basilica non dovevano i suoi
resti essere così deteriorati.
Altra constatazione non indifferente la offre il sarcofago rinvenuto sotto
l'altare di san Matroniano il 28 novembre 1941.
La sua conformazione lo dice dell'alto Medio Evo, e per le sue proporzioni
talmente ridotte, risulta solo atto a custodire i resti di un cadavere
e non un cadavere intatto.
Presumibilmente quando si tolse il cadavere dall'umida terra, come è
ancora il terriccio che si estende da Porta Romana alle rive del Lambro,
si presentò così menomato che bastò a contenerlo
il sarcofago ritrovato.
Le impensate chiarificazioni portate dall'esame medico offrono la possibilità
di poter rispondere in parte alle seguenti domande che formarono il cruccio
di non pochi studiosi:
a) È esistito san Matroniano?
b) Che fu san Matroniano eremita e confessore?
c) In quale secolo visse?
A- Nell'esporre i documenti e nel tentare i commenti ho già
cercato di rispondere a queste domande.
Comunque credo opportuno riprenderle, per dare una specie di ricapitolazione
breve e chiara, non intendo tuttavia porre un punto fermo, poiché
sarebbe una pretesa azzardata.
E' certamente esistito un individuo prima del sec. VIII:
a) che si santificò conducendo vita d'eremita nei dintorni di Milano,
b) che ebbe sepoltura definitiva nella Basilica degli Apostoli,
c) che ottenne dalla Chiesa gli onori liturgici tributati ai Santi,
d) che venne catalogato tra i Santi propri della Basilica degli Apostoli,
e) il cui sepolcro subì parecchie ricognizioni canoniche; la prima
compiuta da san Carlo nel 1578, la seconda dal Card. Alfonso Litta nel
1657, la terza compiuta il 28 novembre 1941 dal Card. A: I. Schuster.
Nell'ultima ricognizione ed in quella compiuta dal Card. Litta, del Corpo
di san Matroniano vennero trovati pochi resti mal conservati, e v'è
da supporre che in tale stato li abbia pure osservati san Carlo.
Il Bascapè ed il Giussano, come si è visto sopra, non descrivono
lo stato in cui vennero trovate le Reliquie, ma è strano che l'edizione
latina della vita di san Carlo stesa dal Rubeo con note dell'Oltrocchi,
edita nel 1751, dia una particolarità sullo stato miserando in
cui vennero trovate: "Nella stessa contingenza vennero alla luce
sottratte all'ingiurie di tanti secoli le ossa di Ulderico vescovo di
Augusta e di Matroniano Eremita, (abitatore dell'eremo), etc."
L'edizione del Rubeo ebbe uno scopo critico e mentre tralascia d'attribuire
casati ai quattro vescovi Venerio, etc. contrariamente al testo originario
del Giussano, per le ossa di Matroniano aggiunge "sottratte all'ingiurie
di tanti secoli".
E' probabile che il Rubeo si riferisca a qualche memoria della ricognizione
di san Carlo od anche a quella del Card. Litta a noi non pervenuta.
B - Ammessa l'esistenza di un individuo che si santificò
si constata come tale individuo è chiamato Matroniano e qualificato
eremita e confessore.
Il primo documento storico dal quale si ha, o meglio si deduce, il nome
di Matroniano è l'Itinerario, nonostante che alcuni sostennero
che il testo dell'Itinerario (sec. VIII) non ha nulla a che fare con san
Matroniano, sia perchè non è possibile che Morimonianus
equivalga a Matronianus, sia che quel "in uno angulo" non si
riferisce affatto alla chiesa dove riposa san Nazaro martire.
Non stupisce certo che l'autore dell'Itinerario lo chiami Morimonianus,
infatti è un tedesco e strapazza anche i nomi dei santi Naborre,
Dionigi, Eustorgio.
Maforius = Nabor
Diunius = Dionysius
Stornis = Eustorgius
Morimonianus = Matronianus.
L'altra difficoltà che Morimoniano richiama Martiniano, sepolto
in Santo Stefano, e non Matroniano, si basa su quel "in un angulo"
che non viene riferito alla Basilica degli Apostoli.
Ma i dati topografici offerti dai recenti scavi l'annullano.
L'impalcatura poi eretta dal Rota, che fa derivare il nome di Matroniano
da un villaggio distrutto nel 1200 circa da Federico II, detto Maderniano,
cade totalmente per il fatto che i testi delle Litanie Triduane del sec.
XI contengono già l'invocazione a san Matroniano.
Alla qualifica di "confessore" data a Matroniano dall'autore
dell'Itinerario, la tradizione aggiunse quella di "eremita".
Non stupisce certo che un eremita vivesse nei dintorni di Milano e non
fu l'unico; sant'Agostino accenna a quei buoni fratelli che si raccoglievano
sotto la guida di Ambrogio, e la schiera degli eremiti Ambrosiani continuò
per più secoli. E' un vanto di Milano l'aver posseduto ancor prima
di Ambrogio questa raccolta di cenobiti e siamo nel sec. IV.
Matroniano deve aver appartenuto alla schiera di questi monaci, che, quasi
ignorati, vissero per oltre dieci secoli in celle e rifugi della vasta
regione boschiva dei dintorni di Milano, sotto una certa dipendenza del
Priore di sant'Ambrogio ad Nemus seguendo il primo impulso impresso da
san Martino e le paterne istruzioni di Ambrogio.
I monaci di sant'Ambrogio ad Nemus considerano infatti Matroniano uno
dei loro precursori; lo conferma il Ripamonti nelle sua opera sulla storia
della Chiesa Milanese edita l'anno 1617 e lo riconfermano le pitture che
vennero eseguite nel 1619 nel coro della chiesa di sant'Ambrogio ad Nemus,
copiando pedissequamente le didascalie e i quadri degli affreschi della
distrutta cappella ad emiciclo di san Matroniano descritti dal Puricelli.
E dove Matroniano si creò l'eremo?
La presenza del sepolcreto nella Basilica degli Apostoli e la costante
tradizione che fosse precisamente nei dintorni di Sesto Ulteriano, inducono
a pensare che la probabile zona in cui sorgeva l'eremo fosse quella attraversata
dalla via Romana e ubicata tra Porta Romana e le rive del Lambro.
Sarà in questa umida terra bonificata dai figli di san Bernardo,
che per non pochi anni custodirà il cadavere del Santo prima della
traslazione nella Basilica degli Apostoli.
La venerazione con cui il popolo di Sesto Ulteriano circonda san Matroniano
è profonda e sentita e perdura.
Che i canonici di san Nazaro fomentassero questa divozione lo prova la
ricostruzione che fecero nel 1732 dell'Oratorio dedicato a san Matroniano,
la donazione alla chiesa parrocchiale, dedicata a san Marziano, di un
artistico reliquiario d'argento contenente parte del Capo del Santo e
la solennissima festa che in quest'Oratorio ogni anno venivano a celebrare.
C - Non rimane ora che rispondere all'ultima domanda; in che secolo
visse san Matroniano.
Nel Breviario Ambrosiano al 14 dicembre è segnata la festa liturgica
di san Matroniano, e ci dà anche la lezione.
"Matroniano, soprannominato Eremita, visse lungo tempo in solitudine
ed ivi santamente morì. Il corpo di lui, coperto da folto cespuglio,
rimase ignorato nella selva; finalmente Guglielmo Boccardo, nobile milanese,
mentre vagava cacciando nel bosco, trovò quel santo corpo e lo
sollevò trovandovi appresso delle tavolette sulle quali era scritto
che Matroniano aveva trascorso molti anni in quel luogo di solitudine
e che vi era stato nutrito con pane recatogli da un angelo. Allora Guglielmo
radunata la gente dei vicini villaggi rimosse il cadavere e con onore
lo trasportò alla città. Lo collocarono nella Basilica di
san Nazaro, come vi giunsero percorrendo la via di Porta Romana. Ivi eressero
una cappella ed un altare a nome e ad onore dell'Eremita. I molti miracoli
colà avvenuti crebbero la venerazione al Santo non solo pressi
i Milanesi, ma anche presso i popoli lontani".
Questa lezione venne introdotta nel Breviario nel 1625 ma non ha valore
storico. Altro non è che il connubio fra tradizione e leggenda;
in essa però venne eliminato ogni apporto della fantasia popolare
compreso l'intervento di sant'Ambrogio. Anche tutti gli scritti dei secoli
XIV-XVI intorno al nostro Santo rispecchiano la leggenda e dipendono evidentemente
da Galvano Fiamma, che fu il primo s stendere, raccogliendola dal popolo
e da fonti a noi ignorate, una tradizione mista a leggenda.
La notizia più attendibile riferita dal Fiamma è l'asserzione
che il Corpo del Santo Eremita venne sepolto presso l'altare di santa
Margherita nella Basilica degli Apostoli.
I cani poi, ai quali si dà l'onore di aver segnalato una preda
inusitata, confermano che la leggenda ebbe molto tardi la formazione,
poiché la storia dell'arte venatoria rivendica ai cacciatori italiani
e precisamente nel sec. XII, il vanto di aver scorto ed educati gli istinti
venatori di questi animali facilitando il diletto del cacciatore colla
rete prima, la spingarda ed il fucile poi.
Nel XIII sec. La leggenda è sconosciuta, le notizie che abbiamo
sono prettamente liturgiche, cioè ricordano che il 14 dicembre
si celebrava la festa di san Matroniano sepolto in san Nazaro, così
il Calendario Milanese noto sotto il nome di Sitoniano, il Beroldo, Goffredo
da Bussero in "Notitiae Sanctorum Mediolani". Quest'ultimo avrebbe
dovuto riferirci la leggenda qualora fosse stata da lui conosciuta, poiché
dopo d'aver asserito che il sepolcro di Matroniano era posto accanto all'altare
di santa margherita, fa una lunga dissertazione poetica che dimostra come
a lui non fosse per nulla nota la vita del Santo Eremita.
Il sec. XI ci offre il primo documento liturgico circa san Matroniano,
la sua invocazione cioè nelle "Litanie Triduane e de Exceptato"
proprie della basilica; il che conferma essere egli iscritto nel catalogo
dei Santi canonicamente riconosciuti.
Dei sec. X e IX non si hanno documenti.
Un documento storico importantissimo lo si ha invece nel sec. VIII: l'Itinerario
già noto del pellegrino tedesco.
Siamo alla fine del sec. VIII e se un forastiero lo annota tra i Santi
più gloriosi ed illustri di Milano, e lo dice sepolto accanto al
martire Nazaro, mentre non allude ai quattro arcivescovi, pure venerati,
riposti in quattro arche collocate ai lati dell'altare che sorgeva sotto
la cupola, la fama della santità di Matroniano non doveva essere
recente, e risulta pacifico che nel sec. VIII il sepolcro di Matroniano
era venerato.
Altri documenti che portino più su non si conoscono, e la leggenda
riferita dal Fiamma dell'intervento di sant'Ambrogio è sfatata
dallo stesso Ambrogio, il quale pur nulla tacendo nei suoi scritti di
ciò che gli sta a cuore, non accenna a questa traslazione, e neanche
lo fanno i suoi storici.
Quindi il sec. IV non conobbe affatto Matroniano.
E nemmeno il sec. V conobbe Matroniano o se si vuole essere più
precisi, dobbiamo dire che nel sec. V il Santo non ebbe ancora sepoltura
nella Basilica degli Apostoli, mentre invece nello stesso secolo vi trovarono
sepoltura quattro vescovi milanesi (Venerio, Glicerio, Marolo e Lazzaro).
Goffredo da Bussero poi afferma che il corpo dell'Eremita venne collocato
accanto all'altare di santa Margherita, vergine e martire del V sec.,
verosimilmente quindi quando vi si collocherà il corpo dell'Eremita
l'altare alla martire doveva già esistere, e non potè certo
essere stato edificato, ed al più presto, se non verso la fine
del sec. V.
Fu nel sec. V-VI che si fissarono, vari sacramentari ambrosiani contenenti
le formule per le azioni sacre; tra queste formule abbiamo i prefazi,
dei quali un buon numero celebrano le "translationes (reliquiarum)"
alcune delle quali avvenute nella Basilica degli Apostoli. Della traslazione
di san Matroniano non si hanno accenni; il fatto che si tratti di un confessore
e non di un martire, non spiega l'assoluto silenzio, poiché esistono
prefazi anteriori al sec. VI commemorativi di santi confessori.
Il giovane eremita visse e si santificò in quel secolo che oscilla
fra la fine del sec. VI e l'inizio del sec. VII, trovando poi sepoltura
definitiva nella Basilica degli Apostoli.
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